Mattatoio_Testaccio

Il mattatoio di Testaccio a Roma

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Nel 1888 l’architetto Gioacchino Ersoch e l’ingegnere Filippo Laccetti progettarono il mattatoio di Testaccio. Venne scelta la zona di Roma Ostiense, a sud-ovest della città, ai piedi di Monte Cocci a causa dei cambiamenti urbanistici della città e dalle nuove norme igieniche. L’area di Testaccio era stata già scelta per l’edificazione di nuove strutture industriali, che recavano più rumore e, come il mattatoio, producevano cattivi odori. All’epoca era il mattatoio più importante d’Italia, esteso su 50.000 mq.

Il progetto innovativo di Ersoch  

Gioacchino Ersoch venne incaricato di progettare il mattatoio di Testaccio, aveva già lavorato alla ristrutturazione del mattatoio che si trovava a Piazza del Popolo. Il 21 luglio del 1888 il Consiglio Comunale approvò il progetto e si stipulò il contratto di appalto con l’impresa esecutrice. I lavori erano già iniziati a maggio del 1888 perché la pelada, il mattatoio dei suini della struttura precedente, doveva essere demolito e terminarono alla fine del 1890. Ersoch si ispirò al modello dei grandi mercati generali parigini, le Grandes Halles. Nel 1895 venne fatto un collegamento ferroviario per poter trasportare il bestiame, dal centro della città ad un binario comunale. 

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Lo stile e la progettazione

Lo stile della struttura ha un’impronta neoclassica e ottocentesca, in grande contrasto con gli edifici già presenti nel territorio della Capitale. Nella progettazione e nella costruzione del mattatoio venne utilizzata una gran quantità di ferro e per questo motivo Ersoch venne aspramente criticato, ma rispose dicendo che l’utilizzo di quel materiale era necessario per risparmiare sulla manutenzione dell’edificio negli anni successivi. Già a novembre 1888 la struttura entrò in funzione.

La facciata principale dell’edificio ha tre cornici e una scultura in cemento e stucco che rappresenta un angioletto che atterra un bovino; ai piedi della statua ci sono una brocca e un mantello, i quali simboleggiano la macellazione. 

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L’edificio è diviso in corsie per agevolare le ispezioni sanitarie e la pulizia. Le pareti sono rivestite in marmo e il pavimento è composto da asfalto minerale. Non è presente un sistema di illuminazione perché le lavorazioni sarebbero dovute terminare entro le 14:00, per permettere ai veterinari di svolgere i controlli degli animali.  

Ersoch nella progettazione del mattatoio prestò grande attenzione all’igiene e alla salubrità delle carni, all’incolumità dei lavoratori e al benessere degli animali. Inoltre la presenza di uno spazio comune permetteva di risparmiare l’uso delle attrezzature e garantiva una maggiore efficienza.  

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L’ampliamento della struttura

Ci fu la necessità di aggiungere un ulteriore padiglione, il quinto, diviso tra locali di macellazione ebraica e macellazione per i militari, serbatoi per l’acqua ed una scuderia per i cavalli. La Pelanda era un edificio appartenente al complesso di strutture presenti nel mattatoio, che si occupava della macellazione dei suini; aveva un padiglione di macellazione costruito tra due file di box separate da un corridoio e poteva ospitare più di 40.000 animali. 

Il campo Boario o Foro Boario era la zona dedicata al mercato del bestiame compresa tra il Tevere, il Campidoglio, il Palatino e l’Aventino. Era composto da stalle, rimessini, padiglioni per l’esposizione del bestiame, una pesa, una trattoria, una posta, un corpo di guardia, gli uffici della Borsa Merci, dei contratti e dell’assicurazione del bestiame.

Tra il 1912 e il 1918 si dovette ricorrere all’ampliamento della struttura aggiungendo un edificio dedicato ai frigoriferi e alla fabbrica del ghiaccio. Nel 1924 venne allargata la Pelanda, vennero modernizzati i padiglioni della macellazione dei bovini. Nel 1932 fu allestita una sala di vendita, un gabinetto per l’esame microscopico delle carni e un museo di Anatomia patologica con una biblioteca. Tra il 1944 e il 1957 venne costruita una terza sala di vendita e venne aperto un nuovo accesso per i veicoli. 

La fine dell’attività e il progetto di riqualificazione 

Il mattatoio venne dismesso nel 1975, quando Roma raggiunse tre milioni di abitanti. Inizialmente sarebbe dovuto essere sostituito da un giardino e una strada a scorrimento veloce, ma il valore architettonico fece sì che si pensasse ad una soluzione meno drastica, facendola diventare una delle strutture riqualificate più riuscite della Capitale. 

Nel periodo successivo alla dismissione non è stato mai utilizzato, ma dal 2000 grazie a Zoneattive, si è lavorato ad un progetto di restauro e recupero degli ambienti. La struttura venne utilizzata per ospitare l’ufficio elettorale, l’ufficio contravvenzioni della polizia municipale, un’associazione di rifugiati curdi, un centro sociale e le stalle delle botticelle.

Tra gli ambienti riqualificati, troviamo:

  • il padiglione 7, oggi adibito ad aule dell’Accademia di Belle Arti e della Facoltà di architettura di Roma Tre;

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  • i rimessini (un tempo destinati a raccogliere gli animali indomiti) sono stati modernizzati e destinati ad aree ristoro;
  • dal 2002 due padiglioni ospitano il Museo di Arte Contemporanea di Roma, il MACRO.

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La gestione di questo complesso è stata dei Musei in Comune della Sovrintendenza capitolina ai beni culturali fino al 2017.

Dal 2018 la gestione è passata all’Azienda Speciale Palaexpo che ha trasformato l’edificio della pelanda in un’aula studio. Lo scopo dell’Agenzia Palaexpo è quello di creare un polo di ricerca e produzione artistica e culturale.

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